Chi dopo l’ottimo avvio di stagione pensava che il percorso verso la salvezza sarebbe stato una passeggiata di salute si sbagliava. E il clamoroso harakiri di ieri del Frosinone a Cagliari ne ĆØ stato la dimostrazione. Facciamo una precisazione: la squadra che si ĆØ vista per poco più di 50 minuti all’Unipol Domus non farebbe fatica a centrare la permanenza in questa categoria, o per lo meno a giocarsela su ogni campo.
La Serie A, però, concede zero margine d’errore. Lo abbiamo provato sulla nostra pelle in queste prime 10 giornate, spesso e volentieri segnandoci gol da soli (la rete di Makoumbou e quelle realizzate dal Bologna la scorsa settimana ne sono l’emblema). Oltre a non concedere margine d’errore, non ti permette neanche di staccare il cervello. E non perchĆ© ti chiami Frosinone, vale lo stesso discorso per Milan, Inter, Juventus e tutte le altre.
Dopo il gol del 3-0 di Brescianini il Frosinone ha smesso di giocare, che ĆØ ben diverso dal gestire il risultato. Baricentro basso e pallino del gioco lasciato completamente in mano a una squadra knock out sotto il punto di vista psicologico. E vorrei vedere: in svantaggio di tre reti in casa, con un rigore sbagliato e all’ultimo posto in classifica. Neanche il tifoso cagliaritano più ottimista si sarebbe aspettato di ribaltarla in 20 minuti. Ma il calcio ĆØ cosƬ e a poco son servite le urla di Di Francesco nel tentativo di svegliare i suoi ragazzi.
Nulla da fare, con l’incubo che si ĆØ materializzato nei minuti di recupero. Una brutta botta che squadra, staff e tifosi faranno fatica a digerire. Ecco, appunto, i tifosi. Dopo la sconfitta sui social network ĆØ iniziata la consueta caccia alle streghe, con dei commenti fuori dal normale (da chi invocava l’esonero di DiFra a chi sosteneva che meritassimo la retrocessione). Per caritĆ , esprimere la propria opinione ĆØ legittimo e doveroso, siamo pur sempre in democrazia. Ma non eravamo salvi prima e non siamo retrocessi ora. Serve calma. La calma, quella che si dice sia la virtù dei forti.Ā Siamo tutti incazzati per aver buttato una vittoria e, fidatevi, i calciatori sono i primi ad esserlo. Questo disfattismo distruttivo, però, non serve a nessuno: perchĆ© – ribadiamo – raggiungere la salvezza non sarĆ una passeggiata di salute, ma bisognerĆ andarsela a prendere con le unghie e con i denti.